Roma città all’aperto

Da tempo, insieme a diverse realtà sociali, vivono lo spazio pubblico di Roma come un terreno comune nel quale elaborare azioni artistiche e culturali, autoformazione diffusa, strategie di trasformazione urbana sui temi dalla transizione ecologica. Per questo “Roma città all’aperto!”, promosso dal collettivo Stalker, è più di un appello (al quale aderisce anche la redazione di Comune), è già un modo per non tornare alla normalità. “La stagione è buona per fare di Roma una città all’aperto – scrivono -, sperimentando una riappropriazione diffusa, sociale e culturale, dello spazio pubblico che attraverso l’arte, il cinema, la musica, il teatro, la formazione artistica, ecologica e scientifica, trasformi le piazze, i parchi, i siti archeologici, gli spazi pubblici emergenti e quelli dismessi e sottratti al pubblico godimento, in laboratori a cielo aperto…, un processo collettivo di rigenerazione delle persone, della città e dell’ambiente in cui viviamo…. Sappiamo che tutto ciò richiede uno sforzo immaginativo e organizzativo tale da sembrare impossibile, ma è più di un anno che viviamo in un mondo che avremmo ritenuto impossibile fino al giorno in cui tutto ciò è iniziato…”

Appello per trasformare lo spazio pubblico in laboratorio della transizione ecologica e sociale.

Non chiudiamoci più in casa, ma per favore neanche in cinema, teatri e scuole, non ancora. È tempo di tornare a vederci, ma all’aperto. Abbiamo davanti sei mesi di buona stagione per riappropriarci dello spazio pubblico della nostra città rigenerarlo e rigenerare noi stessi. Ne abbiamo un gran bisogno.

Nell’anno trascorso, Stalker con la SUN, Scuola di Urbanesimo Nomade, affiancando realtà sociali e culturali particolarmente attive sul territorio, ha sperimentato il possibile uso, in sicurezza, dello spazio aperto come luogo di azione artistica, formazione reciproca e trasformazione della percezione e dell’uso di alcuni luoghi emergenti che stentano ad essere riconosciuti come di particolare interesse pubblico, luoghi da cui apprendere e di cui aver cura che costituiscono dei laboratori unici verso la transizione ecologica.

Abbiamo concentrato l’attenzione su: gli spazi della risorgenza spontanea dell’ambiente selvatico in città, spazi degradati e offesi che grazie all’abbandono e alla reazione creativa della natura costituiscono dei veri e propri epicentri di biodiversità fondamentali per la rigenerazione naturale della città; i luoghi pubblici dismessi dell’abitare informale e autorganizzato di una società pluriculturale, dove invece è in gioco il configurarsi di una ricchissima sociodiversità, costruiti dai movimenti di lotta della casa attraverso una inedita forma, orizzontale e reciproca di ospitalità tra italiani e stranieri. Il riemergere del selvatico e la rigenerazione della pratica dell’ospitalità, due temi nodali della poetica/politica di Stalker fin dai suoi albori negli anni ‘90 che oggi agiamo al Lago Bullicante con il Forum Territoriale del Parco delle Energie e nel quartiere Esquilino, con un progetto di museo diffuso dell’atto di ospitalità, Mad’O, con l’occupazione abitativa pluriculturale di Spin Time/Santa Croce.
Segue su https://comune-info.net/

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