Segnaliamo un'intervista a Massimo Ilardi sul suo ultimo libro, «Le due periferie. Il territorio e l'immaginario» (DeriveApprodi, 2022), comparsa sulla rivista 2duerighe, a cura di Gianluca Vignola (da https://www.2duerighe.com/).
La metropoli contemporanea sempre più spesso fa coincidere le esigenze del cittadino con quelle del consumatore. Il risultato è l'edificazione di una serie di non-luoghi accomunati dalla stessa, identica, dissoluzione dei desideri.
Consultando le produzioni artistiche, letterarie, cinematografiche che nell’ultimo settantennio hanno raccontato la periferia romana, è pressoché impossibile individuare un fil rouge, una linearità che almeno apparentemente riuscisse a inquadrare e raccontare in maniera univoca gli strabordanti confini della città. Intento, quello di categorizzare la borgata che circonda Roma, che si fa sempre più effimero con l’accelerare dei processi di inurbamento che mangiano il territorio circostante, disegnando traiettorie lontane anni luce da quel baricentro ormai millenario stabilito ab Urbe condita...
Che distanza c’è oggi nelle periferie tra “territorio” e “immaginario”?
Credo che la distanza tra immaginario e territorio sia oggi minima e non solo nelle periferie. In una società che non conosce il futuro e vive tutto al presente, che non ha valori in cui credere e soprattutto che rifiuta qualsiasi mediazione politica che possa rivolgere al futuro aspettative e speranze, dove pensate che questa società proietti immediatamente i suoi desideri e i suoi immaginari se non sul territorio? Desideri e immaginari che ogni individuo, che vive in uno spazio totalmente manipolabile e privo di regole come nelle periferie, si sente legittimato a realizzare subito. Da qui nascono comportamenti intolleranti a regole e limiti e tonalità emotive aggressive e violente.
Intervista completa su:
https://www.2duerighe.com/