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Oggi appuntamento , a partire dalle ore 16:00, per gridare l’indisponibilità del quartiere San Lorenzo e di una città intera a lasciare che l'esperienza del finisca.

Era il , quando il quartiere di San Lorenzo decise un’azione simbolica per impedire l’apertura di un casinò in Piazza dei Sanniti. Tre giorni di liberazione dello spazio per dire NO all’ennesima speculazione sul territorio e sulle vite di chi lo abita.Quei tre giorni sono diventati , nel corso dei quali il è diventato un luogo essenziale per il quartiere e per la città.

Centro culturale e spazio di aggregazione, polo teatrale e agorà politica, il vecchio teatro è molto più della somma delle attività e delle iniziative che vi hanno trovato casa.Una comunità è cresciuta e si è nutrita dentro e fuori da quello spazio, aggregandosi intorno a temi universali come l’accesso ai diritti, alla cultura e allo sport, e a temi di rilevanza territoriale connessi alle trasformazioni del quartiere, alla capacità dei cittadini di incidere nelle decisioni politiche locali, al bisogno di spazi di prossimità per innalzare il livello di partecipazione.

Il Nuovo Cinema Palazzo si è trasformato in un laboratorio di sperimentazione culturale, un polo di attrazione sempre più vigoroso per l’aggregazione sociale e la ricerca artistica. Uno spazio consolidato per lo sport popolare, il mutualismo e l’azione dal basso. Un “luogo del possibile” centrato sul valore delle relazioni e sulla diminuzione delle disuguaglianze, in poche parole su ̀ per i cittadini e le cittadine di San Lorenzo.La ferita dello sgombero del 25 novembre scorso getta un’ombra funesta su questo anniversario. Le istituzioni che hanno manifestato interesse a restituire lo spazio al territorio e al suo uso sociale e comunitario, a tutt’oggi, non hanno prodotto soluzioni. Il ̀ non si arrendono, e con ostinazione vogliono continuare a far vivere quanto costruito in questi , perché quella serranda abbassata e murata di Piazza dei Sanniti costituisce un’offesa alla città, una violenza che brucia forte come il primo giorno.L’anniversario dei 10 anni di occupazione, che avrebbe dovuto essere un’occasione di celebrazione e di festa - anche in concomitanza della recentissima assoluzione delle dodici persone ingiustamente processate - si trasforma inevitabilmente in una ricorrenza di riflessione collettiva, di lotta e di rabbia.

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