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Spazi pubblici come motore di aggregazione

di Claudia Esposito, Chiara Falcolini, Mattia Mincuzzi (Scomodo)

Il Municipio VIII di Roma rientra, sicuramente, tra i più particolari della Capitale, sia dal punto di vista urbanistico, che socio-culturale. In questo territorio, infatti, si intrecciano le storie di quartieri assai diversi tra loro, la cui evoluzione ha portato alla nascita di un panorama locale molto disomogeneo, che merita di essere studiato a fondo nelle sue peculiarità. Il territorio municipale si estende, come molti Municipi a Roma, a raggiera: parte da una zona limitrofa alla città storica, mediamente benestante e gentrificata, copre una buona parte di quella che Walter Tocci definisce “periferia storica”, ben fornita di servizi e socialmente compatta; fino a coprire aree residenziali, meno densamente abitate e con servizi carenti, come Grottaperfetta e Appia Nuova.

I “nuovi centri culturali” anche qui si declinano sotto numerose vesti: dall’associazionismo di base, a poli educativi e progetti istituzionali, la cultura è ovunque dinamica e solidale. La peculiare vivacità associativa di alcune zone urbanistiche di questo Municipio rende evidente il collegamento tra la fisicità di spazi di aggregazione e il fermento culturale. Già dall’analisi precedente, svolta sul territorio del Municipio XIV, era emerso il ruolo della progettazione urbanistica sul fermento sociale e culturale, e anche dall’altro lato della città ne troviamo conferma. Per quanto si corra il rischio di dimenticarlo, nella complessità di una metropoli come Roma, erta sulla cultura del mattone in carenza di progettazione, i luoghi fisici come le piazze hanno da sempre ricoperto il ruolo di fori, epicentri di aggregazione e conseguentemente di cultura politica.
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