Roma, la smart city del bla bla bla

I dati raccolti da ATAC e messi a disposizione da RSM mostrano picchi di spostamento non coincidenti con i picchi di servizio dei mezzi. È così difficile adeguare il servizio alle richieste dell'utenza? In periodo di pandemia il trasporto pubblico è uno dei nodi più critici e a Roma la parola “potenziamento” ha perso da tempo qualsiasi forma di credibilità. I dati ufficiali di ATAC sono a dir poco incredibili: nonostante l’arrivo di 860 autobus nuovi (che in realtà hanno solo sostituito altrettanti ormai vecchi), nel 1° semestre 2021 il servizio è stato inferiore di ben 1,7 Milioni di km rispetto allo stesso periodo 2016. Per tram e filobus si va verso l’estinzione. Altro che servizio potenziato per il COVID. A quello ci ha pensato un subappalto con i privati, che resta comunque troppo limitato e insufficiente a compensare il minor servizio di ATAC rispetto al Concordato. Se potenziare in maniera sensibile un servizio in poco tempo in una città come Roma è ragionevolmente impossibile (considerando i tempi di produzione degli autobus e di assunzione di personale, peraltro solo per un determinato periodo), si può certamente migliorare l’efficacia del servizio svolto. Da uno studio fatto sui dati del mese di ottobre (resi pubblici in formato GTFS “real time” da Roma Servizi per la Mobilità), risulta che la fascia oraria in cui i cittadini si spostano maggiormente è dalle 7:20 alle 8:40, con un picco tra le 7:30 e le 8:00, mentre il servizio ATAC ha il picco del servizio tra le 8:00 e le 9:05. In pratica ATAC la mattina fa uscire gli autobus troppo tardi. E infatti alle 7:40 si ha la punta massima di autobus che risultano affollati, cioè con “solo posti in piedi” (da 21 a 80 passeggeri), pari al 55%. Continua su Diarioromano
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