Roma datte ‘na sveja

Parlare non di poveri ma ai poveri. Non di periferie ma alle periferie. Non di ricchi ma ai ricchi. Non di istituzioni ma alle istituzioni. Parlare chiaro, parlare a quanta più gente si può, raccordare lotte e persone, inventare una lingua di nuovo comune in cui risuonino diversità. Una rassegna stampa cittadina ambiziosa, questo è Sveja.
(articolo di Sara Bruno percComune.info.net
Foto di ivabalk da Pixabay

Colmare un vuoto

Forse è sempre da questo, dall’esigenza di ovviare ad una mancanza, che ci mettiamo a fare – creare – qualcosa. Nel nostro caso, un podcast su Roma.

L’idea è nata quando da persone che abitano, lavorano, guidano automobili motorini biciclette, fruiscono di metropolitane ospedali scuole teatri cinema, ci siamo interrogate su come viene raccontata Roma. È stato fin troppo facile rendersi conto dell’enorme sproporzione esistente tra la complessità della metropoli capitale d’Italia e le poche pagine della Cronaca di Roma che cercano di rendere conto della sua vita.

Mobile eppure immobile, tentacolare, stratificata, torbida, macramè di strade occluse come le speranze di chi le percorre, miscellanea di etnie e umori, Roma appare sempre di più come un aggregato di territori che non comunicano. Che si guardano da lontano ma non si toccano. Che si precludono l’uno all’altro, da una parte per una lontananza chilometrica difficilmente accorciata dai servizi di pubblica mobilità, dall’altra per diffidenza, abitudine alla nicchia, ai vocabolari comuni e alla paura del diverso.

Roma Nord, Roma Sud, Roma Est, Roma Ovest sono personaggi bidimensionali di una commedia delle parti in cui tutto è prevedibile, oggetto di meme tanto veri quanto disperati.

Alcune aree centrali della città, quelle ricche di arte e monumenti, quelle su cui si è costruita la retorica del “quanto sei bella Roma, te perdonamo tutto”, sono ormai hall per turisti o centri commerciali a cielo aperto. Zone storiche che non narrano storia alcuna.

La periferia, di contro, si è fatta centro culturalmente propulsivo, sperimentale, dolorante eppure resistente. Il luogo dove persone inventano modi bellissimi per non sparire dal presente, dove si ingenerano forme virtuose di mutuo soccorso tra gli abitanti.

Accanto a tutto questo però ci sono rigurgiti di xenofobia e intolleranza, ghettizzazione dei migranti, rischio di gentrificazione e problemi mai risolti come l’abbandono scolastico, la mancanza di case e i costi immani che gravano su chi ne possiede una.

Ma Roma prosegue, cola, va mangiandosi i propri stessi confini partorendo periferie oltre le periferie: un’ipertrofia malata nella forma ma viva nell’intenzione. Oltre i limiti estremi del raccordo, tra stabilimenti anonimi, centri commerciali tutti uguali, fermate polverose e vivai spettrali si sono posizionate famiglie e fasce della popolazione completamente dimenticate dalla politica. 

Dunque parlare non di poveri ma ai poveri. Non di periferie ma alle periferie. Non di ricchi ma ai ricchi. Non di istituzioni ma alle istituzioni. Parlare chiaro, parlare al maggior numero di persone, raccordare lotte e individui, inventare una lingua di nuovo comune in cui risuonino diversità, diritti, istanze dimenticate.

Una rassegna stampa ambiziosa, questo è Sveja.

Del progetto, realizzato grazie a Periferiacapitale il programma della Fondazione Charlemagne e Guido Larcher e destinato ad accogliere nuovi e nuove partecipanti, fanno parte Alessandro Bernardini, Miriam Aly, Luca Blasi, Sara Bruno, Alessandro Coltrè, Angela Gennaro, Bruno Montesano, Luca Peretti, Christian Raimo, Valerio Renzi, Ylenia Sina, Nicola Villa, Leonardo Zaccone.

Il podcast si può ascoltare su tutte le piattaforme esistenti (Spreaker, Apple Podcasts, iHeartRadio, Spotify, Google Podcast) ed è stata attivata anche la possibilità di iscrizione a una newsletter quotidiana che permette agli utenti di ricevere via mail la descrizione della puntata e il file audio della stessa.

Per iscriversi: https://sveja.substack.com/

Per ascoltare: https://www.spreaker.com/show/sveja

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