Rastrellamento Quadraro

Dalla pagina FB: Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros (21 gennaio)
"Abbiamo riportato a casa Luigi Sabatini. Lo abbiamo riportato in altra veste, come #pietradinciampo alla nostra memoria, nei passaggi stretti del suo quartiere, in via dei Quintili 234.
É tornato circondato dall'affetto della sua numerosa famiglia, composta soprattutto di donne, a cui la storia tragica del rastrellamento del #Quadraro ha consegnato il doloroso ma fondamentale compito di tramandare memoria.
Luigi Sabatini é la nostra diciassettesima pietra, come 17 é quel giorno di aprile di settantotto anni fa in cui aveva percorso per l'ultima volta quella strada. Grazie al lavoro di ricerca del nostro progetto #inciampinellamemoria, al prezioso aiuto dell'associazione QuadraCoro, all'associazione #arteinmemoria e alle istituzioni del Municipio V che sono intervenute. "
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Il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944, è bene ricordarlo ogni volta, fu deliberato dal Comando nazista delle SS che occupavano militarmente la città di Roma, in particolare dal colonnello Herbert Kappler, che volle punire con un rastrellamento e una deportazione di massa un quartiere che, come lui stesso lo definì, era diventato un nido di vespe.  Kappler, infatti, che già si era macchiato pochi giorni prima (il 24 marzo del 1944) dell’orrenda strage delle Ardeatine, sapeva bene che quella strage non aveva piegato la volontà di resistenza del popolo romano e le sue molte formazioni partigiane, così come era a conoscenza che la maggior parte di quei partigiani che avevano tenuto testa ad un intero reggimento di SS sul Monte Tancia (in Sabina, presso Poggio Bustone) il 7 aprile del ’44, provenivano dai quartieri di quello che oggi si chiama V Municipio: Quadraro, Torpignattara, Pigneto, Centocelle, Gordiani, Alessandrino. Era consapevole, inoltre, che tutta la popolazione civile del quartiere era impegnata nel nascondere, nutrire, proteggere i partigiani, i renitenti alla leva, i prigionieri alleati che erano riusciti a sfuggire dalle carceri dei nazisti e dei fascisti di Salò. Bisognava perciò dare una dura lezione a questo “nido di vespe” e, inoltre, era necessario anche rifornire di manodopera quelle industrie tedesche che, sul finire della guerra, erano coinvolte nell’estremo sforzo di sostenere con la loro produzione una guerra che, ormai, anche molti tedeschi consideravano perduta.

Il rastrellamento (che coinvolse ben 947 lavoratori dai 16 ai 60 anni) privò il Quartiere di quella parte di popolazione che costituiva la forza lavoro e dalla quale proveniva il sostentamento di famiglie composte di operai, piccoli artigiani, dettaglianti. Al rastrellamento seguì la deportazione nelle fabbriche e nei cantieri di molte zone della Germania settentrionale, con conseguenti sofferenze, patimenti, fame, morte di molti degli uomini deportati. I sopravvissuti, liberati dagli Alleati anglo-americani nel maggio del ‘45, dovettero affrontare altre difficoltà per il loro ritorno in patria e nel quartiere che li aveva visti nascere e diventare adulti. (fonte: https://abitarearoma.it/)

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