Sarà Giovanni Caudo a guidare la nuova commissione speciale per il monitoraggio del Pnrr nella capitale. In Campidoglio serpeggia una preoccupazione profonda perché il tempo stringe e i fondi del Piano di Ripresa e Resilienza vanno spesi a tappe forzate.
Articolo di: diarioromano.it/
L’aula dovrà indicare nei prossimi giorni la guida di altre due commissioni speciali, una sul Giubileo e una sull’Expo: per quest’ultima si fa il nome dell’ex sindaca Raggi.
La commissione sul Pnrr deve partire al più presto perché, ha spiegato Caudo, “le scadenze dei bandi sono ravvicinate, ne sono già usciti alcuni di estremo interesse per la città“. Ma è sempre più evidente che per portare a dama gli investimenti occorre una fusione di sforzi da parte di diverse istituzioni. Una specie di combinazione astrale che non si verificherà facilmente.
Ieri il Sole24Ore ha calcolato che se l’Italia vuole ottenere la seconda rata del finanziamento dall’Europa (24,1 miliardi), deve adempiere a sette obblighi al mese. E non si tratta di piccolezze ma di riforme radicali che il nostro Paese non è stato in grado di fare in 20 anni e che ora dovrebbe chiudere entro il 2022. Solo per citarne alcune, riportate dal quotidiano economico, occorre:
mettere mano al capitolo fisco con la dichiarazione precompilata dell’Iva.
Stabilire sanzioni pesanti nei confronti degli esercenti che non usano la moneta elettronica.
Decidere i tagli alla spesa pubblica per il periodo 2023-2025 e rivedere il Codice degli Appalti del 2016.
Riformare la Pubblica Amministrazione con nuove modalità di selezione dei dirigenti e formazione del personale.
Senza queste ed altre importanti decisioni del Governo e del parlamento, i soldi non arriveranno e Roma potrebbe restare a bocca asciutta. C’è da domandarsi come farà l’Italia a mettere in pratica tanti passaggi e spendere tanto denaro se fino ad oggi non è riuscita ad investire i fondi per la ricostruzione post-terremoto del 2016?
Certo è che l’Europa con una mano concede e con l’altra usa la frusta. La retorica dei prestiti senza interessi e dei denari regalati da Bruxelles raccontata dai Governi e dalla stampa, si scontra con una serie infinita di vincoli e di tagli che potranno colpire buona parte della popolazione italiana.
“No-one gives anything for nothing“, dicono gli inglesi ed è probabile che nei prossimi mesi assisteremo a tensioni sociali non indifferenti. Tornando alla questione della nostra città, occorrerà scegliere opere realmente realizzabili entro la fine del 2026, altrimenti si corre il rischio di vedersi bloccati i finanziamenti.
La precedente giunta, non riuscendo a fare una scelta, si era limitata ad inserire nel piano Next Generation Ue, tutte le cose da fare a Roma, una sorta di lista senza capo né coda. Adesso sta a questa amministrazione selezionare interventi concreti.
E un ostacolo non da poco è costituito dalla modalità di riunione delle commissioni e dell’aula consiliare. Per via dei contagi, si sta usando la modalità telematica che spesso si blocca dilatando i tempi. Ieri, nonostante il consiglio comunale sia stato convocato per 8 ore consecutive, non è riuscito a discutere neanche la metà degli argomenti all’ordine del giorno.
Sarà Giovanni Caudo a guidare la nuova commissione speciale per il monitoraggio del Pnrr nella capitale. In Campidoglio serpeggia una preoccupazione profonda perché il tempo stringe e i fondi del Piano di Ripresa e Resilienza vanno spesi a tappe forzate. Come già avevamo anticipato a metà dicembre, c’è il serio rischio che molti soldi resteranno in cassa per le croniche inefficienze comunali.
Ecco che la nomina di Caudo è una buona notizia data la sua esperienza di amministratore e professore di urbanistica ma anche perché è stato scelto da 40 consiglieri capitolini, ottenendo quindi voti anche dell’opposizione.
L’aula dovrà indicare nei prossimi giorni la guida di altre due commissioni speciali, una sul Giubileo e una sull’Expo: per quest’ultima si fa il nome dell’ex sindaca Raggi.
La commissione sul Pnrr deve partire al più presto perché, ha spiegato Caudo, “le scadenze dei bandi sono ravvicinate, ne sono già usciti alcuni di estremo interesse per la città“. Ma è sempre più evidente che per portare a dama gli investimenti occorre una fusione di sforzi da parte di diverse istituzioni. Una specie di combinazione astrale che non si verificherà facilmente.
Ieri il Sole24Ore ha calcolato che se l’Italia vuole ottenere la seconda rata del finanziamento dall’Europa (24,1 miliardi), deve adempiere a sette obblighi al mese. E non si tratta di piccolezze ma di riforme radicali che il nostro Paese non è stato in grado di fare in 20 anni e che ora dovrebbe chiudere entro il 2022. Solo per citarne alcune, riportate dal quotidiano economico, occorre:
mettere mano al capitolo fisco con la dichiarazione precompilata dell’Iva.
Stabilire sanzioni pesanti nei confronti degli esercenti che non usano la moneta elettronica.
Decidere i tagli alla spesa pubblica per il periodo 2023-2025 e rivedere il Codice degli Appalti del 2016.
Riformare la Pubblica Amministrazione con nuove modalità di selezione dei dirigenti e formazione del personale.
Senza queste ed altre importanti decisioni del Governo e del parlamento, i soldi non arriveranno e Roma potrebbe restare a bocca asciutta. C’è da domandarsi come farà l’Italia a mettere in pratica tanti passaggi e spendere tanto denaro se fino ad oggi non è riuscita ad investire i fondi per la ricostruzione post-terremoto del 2016?
Certo è che l’Europa con una mano concede e con l’altra usa la frusta. La retorica dei prestiti senza interessi e dei denari regalati da Bruxelles raccontata dai Governi e dalla stampa, si scontra con una serie infinita di vincoli e di tagli che potranno colpire buona parte della popolazione italiana.
“No-one gives anything for nothing“, dicono gli inglesi ed è probabile che nei prossimi mesi assisteremo a tensioni sociali non indifferenti. Tornando alla questione della nostra città, occorrerà scegliere opere realmente realizzabili entro la fine del 2026, altrimenti si corre il rischio di vedersi bloccati i finanziamenti.
La precedente giunta, non riuscendo a fare una scelta, si era limitata ad inserire nel piano Next Generation Ue, tutte le cose da fare a Roma, una sorta di lista senza capo né coda. Adesso sta a questa amministrazione selezionare interventi concreti.
E un ostacolo non da poco è costituito dalla modalità di riunione delle commissioni e dell’aula consiliare. Per via dei contagi, si sta usando la modalità telematica che spesso si blocca dilatando i tempi. Ieri, nonostante il consiglio comunale sia stato convocato per 8 ore consecutive, non è riuscito a discutere neanche la metà degli argomenti all’ordine del giorno.