La carovana di Roma in comune

(Articolo di Carlo De Angelis).Il problema dell’uso sociale dei beni comuni di Roma è posto (e insieme ignorato) da tempo quasi immemorabile. Alla città serve con urgenza ormai drammatica, per esempio, un regolamento sulle concessioni d’uso sui beni immobili di Roma Capitale appartenenti al demanio, al patrimonio indisponibile e disponibile. Non è un tema semplificabile, certo, ma neanche più rimandabile. Troppi danni sono stati fatti, in passato, a causa di impennate autoritarie, attendismo e mancanza di volontà politica nell’intraprendere con nettezza scelte coraggiose, discusse a fondo e condivise. Ora 70 soggetti associativi e plurali – gruppi territoriali, comitati, centri e cooperative sociali, ecc. – hanno costituito insieme il comitato “Roma in comune” e convocato per venerdì 13 maggio (ore 17, Piazza Vittorio Emanuele) un’assemblea cittadina di confronto sulla proposta elaborata. Dovrebbe precedere il lancio di una carovana di democrazia partecipativa, con assemblee consultive pubbliche nei territori sui punti della piattaforma.

Oltre 70 organizzazioni, tra associazioni, cooperative sociali, comitati, centri sociali e gruppi territoriali hanno costituito il comitato “Roma in comune” e condiviso un percorso di confronto e mobilitazione sull’uso sociale del patrimonio pubblico.

Nel corso della conferenza stampa del 7 Aprile scorso in piazza del Campidoglio, il comitato ha presentato le linee di indirizzo generali per la riscrittura di una nuova delibera sull’utilizzo, la gestione e l’assegnazione del patrimonio pubblico disponibile e indisponibile del Comune di Roma.

Venerdì 13 maggio alle ore 17 a Piazza Vittorio Emanuele II si tiene l’assemblea pubblica cittadina di confronto  sulla proposta elaborata con la presenza delle istituzioni locali.

L’appuntamento è il frutto di un lungo lavoro di condivisione, un percorso che ha preso il via con un paio di assemblee pubbliche organizzate nel dicembre 2021 a Spin Time, a cui hanno partecipato un gran numero di organizzazioni associazioni, cooperative, centri sociali.

L’obiettivo è l’inderogabile superamento della delibera 140 del 2015 con l’approvazione di nuovo regolamento per la gestione dei beni pubblici disponibili e indisponibili del Comune di Roma, ma anche per quelli di proprietà degli enti collegati e dei beni di proprietà privata che hanno un uso e una funzione pubblica, che sono quindi  riconosciuti come  beni comuni.

Sarà organizzata una carovana di democrazia partecipativa, con assemblee consultive pubbliche nei territori sui punti della piattaforma di Roma in comune. Il 26 aprile si è svolta la prima consultazione all’Esquilino e le assemblee proseguiranno negli altri quartieri della città per tutto il mese di maggio e giugno. Condividere le proposte, i suggerimenti dei cittadini e delle organizzazioni che i territori hanno animato, reinventando pratiche mutualistiche, politiche, di relazione è anche il modo di restringere la forbice tra Istituzioni e cittadini, ridare fiducia , protagonismo e reinventare la città .

Il Comune e l’attuale Giunta hanno dimostrato la volontà di aprire un confronto, un ascolto delle realtà di base. Però  le audizioni fatte dalla Commissione congiunta (patrimonio, sociale, cultura) non possono bastare, bisogna  ascoltare direttamente i territori ed è indispensabile ricostruire un percorso virtuoso di partecipazione. Soprattutto è necessario rivoluzionare i processi decisionali, cambiare lo stesso impianto di gestione amministrativa della cosa pubblica. Bisogna assolutamente acquisire il metodo della programmazione condivisa , delle decisioni partecipate in modo orizzontale, altrimenti si ricade in uno sterile verticismo, spesso caratterizzato da un cieco legalismo e casomai da una delega in bianco ai tecnici e alla burocrazia.

E’ augurabile questo cambio di passo della politica, peraltro ormai richiesto da una egemone e innovativa  giurisprudenza

Roma ha in dote una grande quantità di immobili e aree pubbliche inutilizzate, beni pubblici in disuso, beni confiscati alla criminalità: una ricchezza enorme che potrebbe rappresentare un vero e proprio welfare generativo e patrimoniale. Ci sono centinaia di immobili comunali gestiti da centri sociali, associazioni e cooperative in attesa di regolarizzazione e/o con concessioni scadute,  come quelle degli impianti pubblici per le attività sportive. C’è un enorme patrimonio di terre pubbliche, che fanno di Roma la capitale con la più ampia estensione di aree verdi e agricole in Europa.
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