Invisibili per legge. Ricerca nelle periferie romane

Action Aid ha commissionato una ricerca nelle periferie romane per studiare gli effetti distorsivi della legge che nega il riconoscimento della residenza agli occupanti abusivi di alloggi. Effetti che generano a cascata una serie di esclusioni da prestazioni essenziali che creano enormi sacche di marginalità.

Nella società moderna il raggiungimento dello “stato di residenza” è spesso equiparato a un “battesimo dell’amministrazione” di una persona che vive in un territorio e vuole accedere regolarmente ai suoi servizi. Dal 2014 però l’Italia vive un’impasse paradossale: da quando cioè il cosiddetto “Piano Casa” vieta con l’articolo 5 la residenza e l’allaccio abusivo a chi ha occupato immobili e alloggi anche in condizioni di necessità. Se la legge del 28 marzo 2014 ha escluso alcune persone dal diritto alla residenza, gli strumenti che lo Stato offre alle persone indigenti per tutelarsi sono allo stesso tempo sempre più scarsi.

Senza residenza anagrafica, è impossibile, per esempio, accedere a un medico di base, registrare un contratto di lavoro, avere lo Spid o aprire un conto corrente bancario. È possibile immaginare allora che l’accesso ai diritti sia garantito con logiche e procedure separate da quelle anagrafiche? ActionAid e il Comitato di Quartiere Quarticciolo, borgata del Quadrante Est di Roma, sono partiti da questa domanda per la realizzazione dell’indagine Il domani della residenza, uno studio che ha coinvolto diversi ricercatori, attivisti e giornalisti che, con le loro testimonianze, raccontano a quali forme di esclusione sociale porti la mancata iscrizione anagrafica e come intervenire per impedirlo.

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