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Idroscalo, Don Fabio Vallini racconta una comunità “dimenticata”

Don Fabio Vallini racconta disagi e progetti di una comunità maltrattata e dimenticata. Una giornata all’Idroscalo,nel borgo nato nel secondo dopoguerra.
(Articolo di di Simone Sereni su L'Osservatore Romano)
Sono fermo a pochi passi di distanza da una chiesina. Siamo in via della Carlinga, all’Idroscalo di Ostia, Roma. Alla mia sinistra, vedo barche che beccheggiano nell’acqua della foce del Tevere; alla mia destra, oltre le prime file di abitazioni, se si fa silenzio, si può sentire il mare: c’è la spiaggia del film di Paola Cortellesi, “Come un gatto in tangenziale”. Don Fabio Vallini, toscano, classe 1955, mi viene incontro da un cancello laterale, pulendosi le mani con uno strofinaccio. Ha appena finito la giornata di lavoro nel piccolo laboratorio artigianale dell’associazione “La Rada”: «Credo molto nel valore del lavoro. E qui ci sono tanti che non fanno niente, o perché non trovano un’occupazione o perché sono agli arresti domiciliari. Ci siamo inventati dei lavori artigianali da fare insieme. Vendiamo i prodotti nei mercatini. E alla gente l’idea è piaciuta».
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