Dove l’inciampo è con la buona memoria

(Mariangela Di Marco su patriaindipendente.it). Mattonelle interattive per il “Civico Giusto”: inquadrate da un Qr code, grazie alla voce di Elio Germano, su case private e parrocchie ricordano chi non si girò dall’altra parte e nascose ebrei e partigiani. Una iniziativa nata a Roma, coinvolgendo anche le scuole, con l’obiettivo di andare oltre i confini della capitale.

Era il 16 ottobre 1943 e a Roma la ferocia del nazifascismo fece tappa al Ghetto con il rastrellamento di 1.024 persone: ritornarono solo 15 uomini e una donna. Nemmeno uno dei 200 bambini. Non erano bastate le leggi razziali del 1938, che avevano allontanato gli ebrei da tutti i settori pubblici e privati cancellando la loro presenza dalla vita del Paese, né i 50 chili di oro raccolti nella capitale e richiesti da Herbert Kappler, capo della Gestapo a Roma, che avrebbero dovuto salvarli. No. Quelle persone ebbero venti minuti per raccogliere i propri effetti personali e salire sul camion che li avrebbe condotti su un treno direzione Auschwitz rendendoli protagonisti di una delle pagine più buie dell’umanità.

In questa barbarie ci furono donne e uomini che salvarono, aprendo le porte delle loro case, non solo ebrei, ma anche partigiani e perseguitati politici, rischiando la vita in nome dei più gratuiti dei doni toccati in sorte a un’umanità perché resti tale: fratellanza, solidarietà, senso civico.

Proprio per non disperdere la loro memoria, nella capitale è nato il progetto Il civico giusto, con l’obiettivo “di segnare e riconoscere in maniera tangibile, quelle case che, grazie al coraggio degli abitanti, sono stati il sicuro rifugio di chi veniva braccato dai nazifascisti”, spiega sul sito del progetto Paolo Masini, presidente di Best Practice Award, il riconoscimento che premia ogni anno la Roma migliore.

Il civico giusto nasce da un’intuizione di Fabrizio Fantera, figlio di Bruno, “Giusto tra le Nazioni” e ricordato allo Yad Vashem di Gerusalemme. Spesso si tratta di storie affidate alla toponomastica, a lapidi e iscrizioni che restano mute, soprattutto alle nuove generazioni.

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