Dopo lo sgombero di luglio Baobab è ancora in campo

Il Comune deve prendersi la responsabilità di quelli che sono i suoi compiti e le sue funzioni istituzionali per quanto riguarda la messa in sicurezza degli aventi diritto e la presa in carico delle fragilità”. A parlare al Caffè di Roma è Alice Basiglini, una dei tanti volontari della onlus Baobab Experience, dal 2015 a supporto delle persone migranti, che il 14 luglio scorso ha subito uno sgombero del presidio di Piazzale Spadolini da parte dell’amministrazione capitolina.

LO SGOMBERO DI LUGLIO – “Lo sgombero del 14 luglio – racconta Alice – è stato abbastanza inaspettato. Il giorno prima avevamo avuto sentore di qualcosa non appena abbiamo visto comparire delle fioriere anti-bivacco e altra architettura ostile nello spazio davanti a Tiburtina Est, dove di notte dormono i migranti senza fissa dimora”. E prosegue: “Questo ultimo sgombero è stato massiccio e, nonostante le dichiarazioni di Federica Angeli (la delegata alle periferie della sindaca Raggi, ndr), non è stato sicuramente anticipato e neppure accompagnato dalla presa in carico delle persone che avevano diritto all’accoglienza”. E aggiunge: “questo è un problema che si è riversato ovviamente su altre zone, oltre a quelle immediatamente vicine a Tiburtina Est”. Con l’estate, i volontari si sono dovuti attrezzare: “L’attività, per così dire, di prima accoglienza – racconta Alice – è stata trasferita nella sede legale a via dei Piceni, a San Lorenzo, dove però facciamo attività di altro tipo, come sportello legale, di inserimento abitativo e lavorativo, corsi di italiano, di inglese, di matematica”.

L’ORDINANZA DELLA MINISINDACA DEL BELLO – E poi è intervenuta un’ordinanza della Presidente del II Municipio. “Di fatto ci ha concesso uno spazio su via di Tiburtina per esercitare e per fare tutte quelle attività di supporto che normalmente facevamo a piazzale Spadolini. Ovviamente si tratta di una soluzione che non può che essere temporanea, visto che si tratta di uno spazio molto dislocato, dove si hanno molte difficoltà a intercettare le fragilità in transito”. Baobab ha più volte chiesto un hub di prima accoglienza in prossimità di Tiburtina. “Stando lontani da quell’hub – chiarisce Alice – si rischia di lasciare libero spazio al traffico di esseri umani, alle possibilità di raggiro, all’abuso, e tutto quello che di peggio può succedere a persone che di fatto non conoscono la lingua, e non sanno dove si trovano”. E aggiunge: “laddove si confermasse l’incapacità istituzionale quantomeno nel breve periodo di fare fronte ai propri compiti istituzionali, occorrerebbe riconoscere quantomeno all’associazionismo dal basso la possibilità di poterlo fare in maniera sicura e riconosciuta”.

L’ATTIVITA’ DI BAOBAB EXPERIENCE – L’attività di Baobab Experience nel frattempo prosegue senza interruzione. “Nel punto fisico dove ci troviamo ora svolgiamo l’attività di presa in carico delle persone, che riguardano anche la distribuzione di alimenti, di cibo, la cena, il vestiario”. Roma, testimonia la onlus, “di fatto non riesce ad accogliere le persone che hanno diritto, in quanto rifugiati, e in quanto persone che hanno ottenuto o stanno chiedendo la protezione umanitaria o protezione sussidiaria, ad una tutela che la vita di strada non consente”. E la conclusione di Alice è amara: “A Roma –dice – le persone stanno in strada perché prima che si riesca a perfezionare il riconoscimento dell’asilo o della protezione di qualunque altro tipo passano mesi o anni. Un deficit di sistema. E poi ci si accanisce su di loro, senza offrirgli quello di cui hanno diritto”.
Da: https://ilcaffediroma.it/

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