"Un nuovo ciclo di puntate dove sono andato a indagare tra le pieghe di un'umanità fragile e vulnerabile. Una sorta di fotografia prima del frastuono, delle bombe della guerra che da oltre un mese stanno cambiando il nostro modo di guardare, che ci hanno riportato a interrogarci sul passato e sul futuro sulle categorie fragili, su chi vive ai margini e chi si batte per gli ultimi, a porci domande su chi siamo e cosa vogliamo diventare".
Domenico Iannacone, giornalista, conduttore, ideatore, sceneggiatore, torna su Rai3 dal 9 aprile alle 21.45 in prima serata con il suo Che ci faccio qui. Un viaggio in cinque puntate in cui "periferia, ambiente, legalità, immigrazione, accoglienza, diventano i sentieri attraverso i quali vengono tracciate le storie dei protagonisti di questa stagione.
Per farlo sono andato ad esplorare e raccontare le mie storie minori, sono tornato sui miei passi riannodando i fili di un discorso che avevo lasciato in sospeso anni fa. Quelle storie invisibili ad occhio nudo che diventano speciali se osservate attraverso la lente d'ingrandimento. Ma per farlo non occorre a mio modesto avviso, essere morbosi, alzare i torni, drammatizzare, i protagonisti sono uomini e donne che hanno deciso di andare controcorrente, sfidando le opinioni, i giudizi e i pregiudizi altrui. Come i luoghi diventano protagonisti ad esempio le citta, o alcune periferie pezzi di terra sganciati dal mondo, luoghi ai margini della società, dove la distanza dal centro diventa spesso un confine invalicabile''.
La prima puntata ha il titolo 'Ti Amo ancora'. "Siamo a Borgo Vecchio che pur trovandosi nel cuore di Palermo - argomenta il giornalista e autore - tv - sembra diviso da un muro invisibile dal resto della città. Ripercorro le strade di questo quartiere e, insieme all'educatore e rapper Christian Paterniti, in arte Picciotto, riannodiamo i fili delle esistenze di Carmelo, Roberto, Alessio e Mark, quattro ragazzi fino a ieri compagni di scuola, li avevo incontrati anni fa da bambini, oggi giovani adulti costretti a fare i conti con le proprie scelte alcuni diventati genitori a loro volta giovanissimi. Tra case diroccate, disoccupazione, criminalità e abbandono scolastico, a Borgo Vecchio anche le vite dei più giovani si consumano in fretta.
Il ritratto di un mondo apparentemente bloccato e senza speranza. Un luogo dove il peso della vita arriva presto e si diventa padri quasi senza saperlo".
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