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Assoluzione Casa delle donne Lucha y Siesta

Comunicato stampa di Casa Lucha y Siesta
Oggi, 22 gennaio, si è concluso il processo ai danni dell’Associazione Casa delle donne Lucha y Siesta.
Un’assoluzione dovuta, come il ritiro della costituzione di parte civile di Atac spa e Comune di Roma, ma non scontata in un paese dove la giustizia rischia di perdersi in percorsi lunghi e contorti.
Una giustizia cieca, che mette sul banco degli imputati chi costruisce spazi di partecipazione e democrazia contro la violenza di genere e si dimostra spesso clemente con chi la violenza la agisce.
Una giustizia maschile e patriarcale da cui dobbiamo difenderci per non subire ancora; una giustizia che in alcune occasioni intende riparare l’irreparabile e che troppo raramente apre gli occhi, come oggi, restituendo ciò che per troppo tempo ha tentato di toglierci: respiro, forza e potenza nell’agire. Prendere respiro, costruire forza e agire potenza in uno spazio che da tempo ha già superato sé stesso per costruire libertà e autodeterminazione. Una giustizia che si accorge ora che non è stato commesso alcun reato in tutto questo.
Siamo felici, siamo gioios3 e siamo ancora furios3.
Per troppo tempo questo assurdo processo ha occupato il nostro pensiero e preoccupato il vivere quotidiano di tutta la rete transfemminista che Lucha y Siesta è e rappresenta, e che oggi ringraziamo per esserci stata sempre.
Quindi oggi ci liberiamo ancora una volta dalla violenza di un potere che sentiamo cedere sotto i nostri passi e che continueremo a combattere anche nel confronto sul futuro di Lucha y Siesta.
La Regione Lazio, proprietaria dell’immobile, dovrà mettere via l’atteggiamento carico di pregiudizi che ha finora dimostrato di avere con la revoca della Convenzione tra Regione e Casa delle donne Lucha y Siesta, l’unico strumento valido perché costruito insieme all’istituzione stessa.
Poco importa dei cambi di presidenti in Regione, Lucha y Siesta deve continuare a vivere in via Lucio Sestio 10, perché lì è la sua prima casa.
Qui nessunə è solə perché Lucha siamo tutt3.
L’antiviolenza, lo ribadiamo, non si processa!
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