Un nuovo sistema per intervenire sugli sfratti sarà adottato a Roma a partire dal primo ottobre.
Lo ha messo a punto la prefettura capitolina e l’ufficio notifiche esecuzioni e protesti (Unep) della corte d’appello di Roma per gestire le circa 4.500 istanze di sfratto al momento pendenti sulla Capitale garantendo non solo il diritto a rivendicare la proprietà da parte del privato, ma anche tutelando le eventuali fragilità sociali dei locatari. Secondo quanto apprende “Agenzia Nova” l’idea, sulla quale hanno lavorato il prefetto Matteo Piantedosi e il presidente della corte d’appello Giuseppe Meliadò, è quello di realizzare un tavolo tecnico tra la Prefettura e la Corte d’appello allargato alle forze dell’ordine (polizia, carabinieri e guardia di finanza), polizia locale di Roma Capitale, Roma Capitale e la Regione Lazio.
Il nuovo metodo prevede che gli ufficiali giudiziari dell’Unep stilino, mese per mese, una lista di sfratti non più rinviabili, di quelli che necessitano, per essere eseguiti della forza pubblica (polizia o carabinieri). Solitamente saranno all’incirca 40 o 50 al mese. Su quella lista lavoreranno tutti gli organismi che siedono al tavolo, ciascuno per le proprie competenze. La questura si occuperà della gestione della forza pubblica disponendo l’adeguato numero di uomini da far intervenire, la guardia di finanza si occuperà dell’anagrafica tributaria del locatario per stabilirne le reali condizioni economiche e, una volta individuata la fragilità sociale, questa sarà poi segnalata al Comune di Roma o alla Regione Lazio perché se ne faccia carico prima dello sfratto. Una possibile soluzione, se individuata tra le poche risorse a disposizione di Comune e Regione, potrebbe limitare al minimo l’uso della forza pubblica negli sfratti trovando compromessi accettabili.