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“A me Tor Bella Monaca piace”

Da FB Qui vive Jeeg
“A me Tor Bella Monaca piace; sembra una cosa assurda da dire, ma ha tante ricchezze”. Se gli chiedi di descrivere il rapporto con il quartiere in cui vive, Tiziana parte da qui, da una dichiarazione di affetto lunga 35 anni. “La mia famiglia si è trasferita nel 1985, perché mio padre era assegnatario di casa popolare”. La torre che gli toccò in sorte, dove abita ancora oggi, è una di quelle che sfila lungo viale Santa Rita da Cascia, quasi di fronte al Luna Park Adelandia. “Ho un ottimo ricordo di quando sono arrivata, mi sembrava tutto molto più bello dell’Alessandrino, dove stavo prima”. Le ricchezze a cui far riferimento sono i negozi, il teatro, i tanti parchi. “E i primi anni c’era anche il cinema all’aperto”, sottolinea. Nel tempo, però, la situazione è innegabilmente peggiorata. “Ci hanno abbandonati, e non va bene. Non c’è stata la costanza di curare queste ricchezze”. Un’assenza di cura che, secondo lei, è da imputare allo Stato ma anche ai singoli cittadini, sempre più tentati da atteggiamenti rinunciatari, da uno sconfortante girarsi dall’altra parte.Tiziana, invece, ha fatto una scelta diversa e, insieme ad altri inquilini della sua stessa torre, ha deciso di buttarsi nella mischia, di non arrendersi al declino. Da questa volontà è nata TorPiùBella, un’associazione di abitanti del quartiere o, come preferisce definirla lei, “una famiglia allargata”. La scintilla scoccò tra il 2014 e il 2015. “Qui ci fu un grande blackout”, racconta Tiziana, “causato dagli allacci abusivi; restammo al buio per giorni e agli ultimi piani non arrivava nemmeno l’acqua, perché senza corrente non funzionava la pompa; allora ci siamo guardati e abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa”. All’inizio, erano solamente in tre e l’obiettivo immediato era ripulire la torre. Poi quell’esperienza è cresciuta, ha preso corpo, si è arricchita di incontri e di amici, come Gianpiero Cioffredi e l’Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio, Libera Roma e Nonna Roma. Una rete che si aperta al quartiere, offrendo diversi servizi: dalla distribuzione di pacchi alimentari al punto di ascolto e consulenza legale per i cittadini, dal doposcuola per bambini e ragazzi allo sportello rosa per le donne vittime di violenza. E da poco più di un anno, l’Associazione ha anche una sede: una sala al piano terra della stessa torre, strappata a un racket di affitti illegali e spaccio di droga e poi ottenuta in concessione dall’Ater.Dietro queste vittorie, però, c’è molta fatica. “Vivere qui ed essere presidente di Tor più Bella è un punto a sfavore”, spiega Tiziana, “perché sono la più bersagliata”. Piccoli ma fiaccanti dispetti quotidiani: l’immondizia sparsa sul pianerottolo, i vasi rotti, gli sputi sulle porte dell’ascensore. “Ti snerva fisicamente e ti ammazza; poi trovi il coraggio e ricominci, però è pesante”. Gocce quotidiane di violenza, a volte strisciante e a volte palese, a volte psicologica e a volte fisica. Come nel caso dell’aggressione di pochi giorni fa, avvenuta in viale Santa Rita da Cascia, che ha coinvolto anche il figlio. Un attacco vile, ad opera di chi non accetta che Tor Bella Monaca alzi la testa.

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