Un orto per tutti

A Roma Villaggio 95 mette a disposizione di cittadini e associazioni un ettaro di verde. Per lavorare la terra e coltivare la coesione sociale

In una via di Casal Bertone, alla periferia est di Roma, tra il grigio dei capannoni industriali e delle rimesse, si apre uno spicchio color smeraldo. È l’orto del Villaggio 95, dove tra le zolle ruvide spuntano gemme tenere, come i cespi rannicchiati d'insalata o le cime trapuntate dei broccoli.

L’orto urbano è nato nel maggio del 2019 quando la fondazione La civiltà cattolica, proprietaria di un terreno di quasi un ettaro, ha deciso di concederlo in comodato d’uso gratuito alla cooperativa sociale Europe Consulting, che gestisce l'Osservatorio Nazionale della Solidarietà nelle stazioni (un progetto di FS Italiane e Anci che mette in rete 16 Help Center nelle stazioni ferroviarie), oltre a Binario 95, centro di accoglienza per persone senza fissa dimora a Roma Termini.

Il progetto iniziale prevedeva anche moduli abitativi in legno, aule di formazione e serre per l’agricoltura acquaponica. Alcuni ostacoli burocratici ne hanno ridimensionato la portata, per il momento, a causa dell’impossibilità di costruire. Tuttavia lo spirito originario ha trovato, letteralmente, terreno fertile. L’iniziativa è riuscita a coinvolgere persone diverse, di differente estrazione sociale e background, valorizzandone competenze e abilità. Ne è nato un piccolo laboratorio di cittadinanza attiva dove si sperimentano gli effetti benefici della coesione sociale. Mille metri quadri dell’appezzamento si sono trasformati in 28 lotti che sono stati assegnati, con un bando aperto, a 80 cittadini del IV e V municipio.

«Sono arrivate 200 richieste. Abbiamo incontrato tutti per un colloquio, tentando di rappresentare l’intera comunità all'interno del microcosmo dell’orto. Si va dallo studente universitario al pensionato fino al funzionario ministeriale», racconta Simone Giani, responsabile del progetto. «Nelle grandi città viviamo in appartamenti all’interno di condomini e, spesso, non conosciamo nemmeno il vicino di pianerottolo. Passiamo molto tempo chiusi in casa, davanti al pc. Avere un pezzo di terra, stare all’aria aperta e sporcarsi le mani è terapeutico. Nel periodo del Covid-19 questo potere curativo è stato ancora più evidente», aggiunge.
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