Da: https://www.repubblica.it/
Un’Europa che va, sempre più, verso una scelta di sostenibilità integrale e di apertura ai vari territori. Questo è lo scenario che si dovrebbe comporre a livello europeo, ma che ruolo possono giocare le fondazioni e le associazioni per lo sviluppo dei territori?
Per Stefania Mancini (Presidente Assifero) «negli ultimi venti anni sono state rilevate esperienze particolarmente interessanti che ci permettono di confermare il ruolo che le fondazioni hanno o possono avere nello sviluppo dei territori. Questi sono esposti ad ascese e declino, spesso come conseguenza o effetto della capacità di definire o ridefinire la propria identità, di adattarsi a rispondere alle sfide che quel territorio esprime o vuole affrontare. In questo percorso i soggetti filantropici hanno un ruolo determinante proprio per la loro natura strategica, per la capacità di ascolto, per quella possibilità, nonché volontà, di determinare la propria missione con libertà e impegno verso una problematica specifica o un territorio. Il caso più emblematico riguarda le fondazioni di comunità (oltre 50 in Italia; oltre 900 in Europa) la cui missione è intimamente legata al territorio. Esse invocano e richiamano sistemicamente responsabilità e azione degli altri soggetti che in quei luoghi agiscono, quali per esempio le associazioni, ma anche soprattutto le forze produttive, le istituzioni e le amministrazioni locali.
È grazie ad alcune fondazioni, in Italia, in Europa, che abbiamo assistito allo sviluppo di alcune aree più remote economicamente, o dismesse socialmente, con un rilancio produttivo accompagnato da innovazione, e da nuove “modalità” di inclusione sociale. Nel processo di sviluppo economico e sociale “provocato” dalle Fondazioni, le comunità diventano soggetti attivi, esprimono con voce propria, e “partecipano”. Le associazioni, incluse attivamente nel circuito produttivo e partecipato generato dalla Fondazioni, sono fondamentali per rappresentare gli interessi di tutti i soggetti, direttamente o indirettamente coinvolti».
La Presidente di Assifero sarà tra gli ospiti della 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma a Firenze dal 3 al 6 ottobre 2024. L’evento è promosso da Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti), con il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, Assicooper, Coopersystem, Federazione Toscana delle BCC, Frecciarossa e la collaborazione della SEC (Scuola di Economia Civile) e di MUS.E.
Mancini ha poi spiegato come «sarebbe ambizioso parlare di una transizione sociale e ambientale imputabile interamente alle fondazioni. Piuttosto il contributo all’accelerazione verso la transizione sociale e ambientale esiste e riconduce a specifiche realtà di alcune fondazioni. Si rivela infatti un cambiamento, una transizione sociale e già ambientale, laddove l’incontro tra una fondazione e il territorio si articola in modo coerente e coinvolgente; laddove le fondazioni e gli enti filantropici riescono a contribuire con forze inedite all’avvio di un processo, ad esprimere quanto già intuito e sperato per esempio nel Piano d'azione per l'Economia Sociale europeo.
Il carattere strategico, la disponibilità di risorse intese non come mere erogazioni ma come attivatrici di altre risorse, finanziarie e non, spesso la neutralità e lo spirito di servizio, sono tutti elementi che accompagnano la transizione. In tal senso, l’accelerazione di una transizione discende anche dal lavoro che Assifero ha portato avanti nell’ultimo decennio, promuovendo una filantropia non rivolta verso sé stessa ma che persegue con forza le dinamiche di responsabilità, partecipazione, diritti e democrazia. Gli associati di Assifero - fondazioni corporate, di famiglia e di comunità - riescono a tessere relazioni tra pari e diversi che permettono di ottimizzare l’intervento nei territori. La stessa Assifero promuove interventi in territori e aree interne affinché si possa comporre un quadro di azione di maggiore spessore, capace di agire anche in luoghi periferici.
Assifero lo fa guardando al futuro, lo fa sapendo che gli enti della filantropia italiana, sono oggi parte degli equilibri possibili di specifici territori e generano relazioni economiche e sociali. Come mai successo prima. In diversi contesti di piccola e media dimensione sono nate nuove opportunità di sviluppo; abbiamo assistito alla riqualificazione del contesto locale, arricchito di nuove economie attraverso la creazione di beni e servizi collettivi adeguati. Così rispettando il modello italiano, basato su quella dimensione ove vitale è il radicamento territoriale».
Parlando di una nuova politica industriale sociale e civile, Mancini non ha dubbi: «Quanto fatto sino ad oggi, quanto praticato dalle fondazioni in Italia, ci convince come le fondazioni possano valorizzare il loro contributo allo sviluppo economico e sociale del Paese, per affrontare nuove sfide e innescare processi di innovazione, quindi di contributo ad una nuova politica industriale sociale e civile. Una nuova politica industriale, sociale e civile, vive già, in queste esperienze, nel segno della condivisione delle strategie e nella ridistribuzione delle esternalità, tra tutti gli attori dei territori. La sfida che abbiamo di fronte come filantropia strategica è, dunque, politica e trasformativa, e la libertà che è propria della filantropia strategica può fare la differenza nel mobilizzare risorse e consenso intorno ai laboratori territoriali di innovazione. Perché dalla resistenza dei comitati e delle iniziative di base si possa fare mainstreaming e aspirare a dimensioni trasformative più ampie e di lungo respiro».