(dal sito web di associazioneterra.it)
“Quando si è soli, passa la voglia di mangiare”. È una delle tante testimonianze che Terra! ha raccolto mentre indagava sul campo per l’ultimo report, in uscita oggi, dedicato al tema della povertà alimentare, “Quando il cibo non basta – Vivere la povertà alimentare al Tufello (Roma) tra cura, solitudine e rinunce”.
Un report che punta a esplorare il concetto di povertà alimentare e a connetterlo con la transizione ecologica dei sistemi alimentari, ma anche a dare voce a esperienze dirette delle persone, che ogni giorno vivono questa condizione, offrendo gli strumenti per capire le sfide e le possibilità di intervento per le istituzioni.
Ragionare di povertà alimentare vuol dire non tanto ragionare solo su un piatto vuoto, quanto su redditi bassi, solitudine, relazioni, rinunce. Ma vuol dire anche riflettere sul sistema in cui produciamo, distribuiamo e viviamo il cibo: un sistema inarrestabile, che di fatto produce solo più ineguaglianze sociali.
L'evoluzione del concetto di povertà alimentare
Gli autori del report si soffermano sull’evoluzione del concetto di povertà, individuando nella crisi economica del 2007-08 e nella pandemia da Covid-19 due eventi che hanno cambiato molto la percezione e l’approccio al fenomeno. Con la crisi economica, per la prima volta sono emersi i nuovi poveri: lavoratori, migranti regolari, famiglie monoreddito. Con la pandemia, si è iniziato a guardare al cibo come un diritto, non più come un bisogno e questo sembrava potesse finalmente cancellare lo sguardo caritatevole delle istituzioni, da sempre convinte che lo strumento per debellare la povertà sia la distribuzione di eccedenze alimentari. Ma dal punto di vista istituzionale, invece, poco è cambiato.
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(foto: associazione Terra!)
