Parte dal III Municipio il progetto romano della coabitazione

Il III Municipio ha firmato con ASL Roma I, associazioni di volontariato, organismi del terzo settore ed enti gestori di edilizia pubblica il protocollo d’intesa sulla coabitazione. “Il senso del progetto CoAbitazione, già sperimentato con successo in altre città italiane ed europee – spiega il minisindaco Giovanni Caudo – è individuare forme abitative, condivise da più persone, in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze di ciascuno, all’interno di un progetto globale in un mix di strategie tra pubblico e privato, evitando lo sradicamento sociale e permettendo ai più fragili di avere un posto dove andare. Esiste la possibilità di mettere a sistema un circuito virtuoso e solido in cui ognuno può partecipare come risorsa attiva”. “La casa è uno dei diritti fondamentali e uno dei principali presupposti per una vita dignitosa – sottolinea – ma costituisce anche uno maggiori problemi cui far fronte, in termini di spesa e di costi di gestione, nel contesto di una crisi economica come quella che la pandemia sta svelando. Solo nel III Municipio sono 750 le persone senza fissa dimora registrate presso la residenza fittizia di Via Modesta Valenti ma sono sicuramente molte di più quelle che sfuggono a qualunque censimento. Moltissime sono anziane, con fragilità sociosanitarie e/o a basso potere d’acquisto. A volte, si tratta di intere famiglie non in grado di provvedere al proprio sostentamento. Questo è, nel nostro piccolo, il modo per offrire un contributo a quelli che sono alcuni tra i peggiori problemi della nostra città, perché non è giusto voltarsi dall’altra parte”. “Nello specifico – aggiunge Caudo – al Municipio compete la valutazione per l’attivazione degli interventi di servizio sociale a supporto del progetto condiviso (ad esempio: contributi economici, supporto a domicilio, inserimento dei volontari del servizio civile universale, erogazione dei pasti a domicilio, ecc.) mentre all’Asl spetta di lavorare per il coinvolgimento dei medici di medicina generale curando l’accesso all’assistenza alle cure e ai percorsi riabilitativi, ove richiesto, ecc. Le associazioni di volontariato, invece, coadiuvano la costruzione di reti amicali e di supporti territoriali, favorendo processi di mutuo aiuto tra le persone e la ricerca di soluzioni alloggiative a costi sostenibili, oltre al reperimento di sostenitori”. Articolo completo: https://ilcaffediroma.it/
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