Mangini, «cinema del reale» nelle periferie di Roma


A Villa Borghese tre giorni di proiezioni e incontri. Morta a 93 anni 4 mesi fa, è stata la prima donna in Italia a girare documentari unici, profondamente politici, di altissimo valore e rigore estetico.

«Sono Cecilia Mangini, vorrei mostrarle il mio film». Dall’altro lato del telefono Pier Paolo Pasolini, allora al lavoro accanto a Federico Felini per Le notti di Cabiria: «Dove devo venire?».

Un aneddoto ricordato più volte, che dice moltissimo della sua protagonista. E anche del suo interlocutore. Con cui nascerà un connubio fertile siglato dalla realizzazione dei suoi primi documentari che raccontano le periferie della Capitale, Ignoti alla città (1958), La canta delle marane (1961), Stendalì (1959), Essere donne (1965), che resterà una componente fondamentale del lavoro di cineasta di Cecilia Mangini, fino a Comizi d’amore ’80, l’ultimo film girato insieme al marito Lino Del Fra, scomparso nel 1977, una sorta di aggiornamento di quello firmato dal poeta di Casarsa nel 1963. E anche oltre.

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