Per quanto l’idea di un capitalismo dal volto umano sia duro a muro in ambiti cattolici, non c’è dubbio che il pensiero di Bergoglio si sia spinto oltre la tradizionale posizione contenuta nella Dottrina sociale della Chiesa e la su critica alle teorie economiche liberiste non lascia scampo. Il papa, inoltre, definisce i piccoli gruppi che praticano forme di economie altre “seme, sale ed enzima per il lievito” del cambiamento, mettendo anche in guardia dai “narcisismi localistici”. Scrive Paolo Cacciari: «Per Bergoglio il postulato della capacità auto-regolatrice del mercato attraverso la “mano invisibile” è nient’altro che una “concezione magica del mercato”. Quanto basta ai giornali dell’establishment per gridare al “papa marxista”. Ma l’accusa di essere di sinistra e persino comunista non angustia più di tanto questo papa… Le parole che usa il papa sono di una straordinaria chiarezza, con buona pace dei sostenitori della green economy, delle smart cities, della “responsabilità sociale” delle società per azioni, dei “fondi etici” delle banche d’affari e degli altri business verdi. Bergoglio sferra una spallata definitiva all’ambigua parola d’ordine della “crescita sostenibile” che tiene banco nelle agenzie dello sviluppo economico da decenni”…»
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