Che città diventerà Roma? Il saggio di Christian Raimo

Decoro e degrado, mondo di mezzo e suburra, il centro storico cartolinato e la periferia da western urbano. Che città è e diventerà la Capitale? Ne scrive Christian Raimo nel saggio “Roma non è eterna” – Su ilLibraio.it il capitolo “Narrazioni romane”

Christian Raimo, classe 1975, è nato, cresciuto e vive a Roma. Scrive narrativa e saggistica, collabora con varie testate (tra cui minima&moralia e Internazionale) e dal 2018 è assessore alla Cultura del III Municipio di Roma, in cui ha dato vita al movimento culturale e politico Grande come una città.

Ha scritto molti libri, e ora torna in libreria per Chiarelettere con Roma non è eterna, un saggio dedicato alla sua città.

Per l’autore, negli ultimi anni la capitale si è caricata il peso della città inventata: decoro e degrado, mondo di mezzo e suburra, il centro storico cartolinato e la periferia da western urbano. Che città è e diventerà Roma? Molti ne parlano anche se non ci vivono, non conoscono i dati, non l’hanno studiata e ignorano le informazioni minime utili a capirla.

Raimo, ricercatore, insegnante, giornalista, attivista politico, assessore e scrittore, ha provato a raccontarla, oltre il mito che essa stessa si è costruita, riconoscendone la normalità di una città come le altre, passo dopo passo. A cominciare da quello che Roma mostra: la ghettizzazione dei rom e dei senzatetto, la trasformazione delle borgate (con scoperte anche sorprendenti), le speculazioni fatte dai sindaci degli ultimi decenni, gli orrori straordinari come il Corviale, la discarica di Malagrotta, i problemi di Piana del Sole insieme all’immaginario filtrato attraverso personaggi e pezzi di storia (da Ciceruacchio a Renato Nicolini, da Tomas Milian a Fratellì) che richiamano stagioni, modi di dire, un certo tipo di comicità, una fantascienza che sembra cronaca.

Tutti elementi che nella loro spiazzante diversità compongono un unico racconto, cui si aggiunge la parte autobiografica non tanto per dare colore aneddotico al libro, ma perché “il personale è politico”, e ciascuno di noi si può e si deve riappropriare del suo rapporto con la città: “Tra il proprio sguardo e quello del mondo che ci viene incontro ci può essere tutto lo spazio e il senso del nostro impegno”.
Recensione completa su:
https://www.illibraio.it/

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